Quando un bambino a sei anni inizia la Scuola Primaria, dovrebbe avere un bagaglio di competenze che gli permettano di acquisire serenamente l’abilità di leggere e scrivere: un adeguato livello cognitivo e linguistico, una buona coordinazione motoria, l’abilità grafica, l’organizzazione spaziale e temporale, la capacità attentiva, le abilità di analisi e sintesi e tante altre.
Tra tutte queste competenze, l’abilità meta-fonologica, cioè la capacità di distinguere e analizzare i suoni che formano le parole, è essenziale e insostituibile.
Il bambino deve saper riconoscere i suoni che formano una parola, essere in grado di identificarne il suono iniziale, riuscire ad individuare le rime tra parole diverse, insomma riuscire a manipolare le parole come fossero oggetti che possono essere montati o smontati.
La capacità di giocare con le parole fa parte di giochi tradizionali che i bimbi hanno sempre fatto spontaneamente per occupare il tempo trascorso insieme, ma che negli ultimi anni sono andati perdendosi a favore di attività diverse che occupano la maggior parte del tempo libero dei bambini di oggi.
Noi adulti ricordiamo filastrocche, scioglilingua, ninne-nanne e conte ripetute più e più volte, magari cantate dalle nonne o imparate alla scuola materna.
Quei giochi, fatti e rifatti, rendevano i bambini consapevoli delle uguaglianze, differenze, somiglianze e rime tra le parole ben prima che sapessero leggere e scrivere, già a partire dai 3 o 4 anni.
Quando si cantava Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba e nella strofa successiva si sostituivano tutte le vocali con una sola vocale ad esempio la A ottenendo Garabalda fa farata, fa farata ad ana gamba… si faceva una vera e propria preparazione all’apprendimento della letto-scrittura. Per fare questo gioco occorre infatti avere consapevolezza di quali siano le vocali – i suoni che portano la voce – e poi saperle sostituire secondo la regola stabilita.
In altre filastrocche veniva sostituita anche la consonante : B e A, B e E babe, B e I babebi, B e O ba be bi bo, B e U bu babebibobu, C e A, C e E ca ce,……
Se la mamma cantava Stella stellina, la notte si avvicina, la fiamma traballa, la mucca è nella stalla… nasceva la consapevolezza, ancor prima di saper leggere, che alcune parole sono uguali nella parte finale – fanno rima – e quindi sono formate in parte dagli stessi suoni.
La medesima cosa succedeva con le conte Ambarabaciccì coccò tre civette sul comò… An ghin gon tre galline e tre cappon… Cinesina di Shangai, dove vai dove vai?…e via dicendo, sono sicura che ognuno ricorderà a questo punto le proprie filastrocche.
Tutti questi giochi preparano all’apprendimento della lingua scritta, in cui la consapevolezza fonologica, cioè dei suoni che compongono le parole, è essenziale per scrivere correttamente.
Molte filastrocche, che prevedevano l’abbinamento tra gesti e parole, davano anche un contributo allo sviluppo del senso dello schema corporeo e della coordinazione motoria, pensiamo alla famosa Zia di Forli con tutta la sua serie di gesti ripetuti : Io ho una zia, una zia che sta a Forlì e che quando va a ballare con le mani fa così…
Tutta una serie di nenie era dedicata ai bambini più piccoli: da L’occhio bello, questo è suo fratello, l’orecchia bella questa è sua sorella… – in cui il sovrapporsi del gesto della mamma che cantando toccava gli occhi e le orecchie del bambino, contribuiva in modo divertente alla percezione e distinzione delle varie parti del viso – a Ninna nanna ninna oh, questo bimbo a chi lo dò… in cui il bimbo viene cullato e allenato all’ascolto delle rime.
Fin da quando il bambino è molto piccolo, sia a casa, con mamma e papà, che nella Scuola dell’Infanzia, è importante ritrovare lo spazio – oltre che per la lettura ad alta voce di favole e racconti – per questo tipo di giochi.
Filastrocche, canzoncine, conte, rime e anche veri e propri giochi con le parole:
- Cerchiamo insieme le parole che iniziano come Mamma! Matita…mattone…maglia…
- Giochiamo al treno di parole: lombrico…colonna…natura…ramo…
- Troviamo delle parole cortissime….e delle parole lunghissime…
- Impariamo l’alfabeto farfallino: Vieni a giocare? Vifiefenifi afa gifiofocafarefe?
- Giochiamo a Palla asino.
- Fiori, frutti, qualità, panorami di città…
- E’ arrivato un bastimento carico di…
Possiamo attingere anche da altre culture e utilizzare filastrocche popolari per avvicinare i bimbi alle lingue diverse dall’italiano in modo divertente. Sto pensando alla spagnola: Veo veo. Que ves? Una cosita. Y que cosita es? Empieza con la A. Que serà, que serà, que serà?…. o all’inglese London Bridge is falling down, falling down, falling down….
Recuperiamo, quindi, e riutilizziamo l’immenso patrimonio popolare che abbiamo a disposizione facendo in modo che i bambini ritrovino il divertimento di giocare con le parole e si preparino, divertendosi, a leggere e a scrivere.
E tu, ricordi una filastrocca della tua infanzia?
Scrivimela nei commenti!