Ha tre anni, è balbuzie?

Spesso mi capita di parlare con genitori di bimbi di tre o quattro anni che sono allarmati dal modo di parlare del figlio perché, dicono, parlava benissimo fino a qualche tempo fa e ora sta diventando balbuziente.

Tutti sappiamo che cos’è la balbuzie, quel disturbo del flusso verbale, cioè del normale ritmo del linguaggio, che crea inceppi e pause nel fluire del discorso.

Non tutti però sanno che c’è una fase in cui è fisiologico, cioè normale, avere qualche disturbo della fluenza del linguaggio.

E’ il periodo intorno ai tre o quattro anni, momento in cui il linguaggio verbale di tipo adulto è appena acquisito, il pensiero del bambino è rapido e a volte le parole non riescono a tradurre nel tempo adeguato quanto il bambino elabora nella mente.

Spesso sono proprio i primi episodi di balbuzie durante l’infanzia, in un momento in cui è fisiologico inceppare nelle parole, che creano tensione riguardo al parlare. Si crea così un circolo vizioso: il bambino parlando balbetta e la paura di balbettare, aumenta ansia e tensione e facilita la balbuzie.

In questo periodo l’atteggiamento dei genitori, dei nonni o degli insegnanti, è molto importante nel favorire un superamento positivo di questa fase.
Il bambino infatti percepisce a livello emotivo ciò che vive l’adulto – anche quando con le parole mamma e papà cercano di non mostrare la propria ansia – e, se sente che c’è tensione rispetto al suo modo di parlare, sarà ancora più teso e disfluente.

Il piccolo che si inceppa nel parlare richiede molta pazienza nell’interlocutore. La sua è una comunicazione che si nega nel manifestarsi a causa dei blocchi e delle ripetizioni e crea ansia nell’ascoltatore che – per superare l’imbarazzo – tende a completare le frasi sostituendosi al parlante.

Se siamo consapevoli che, nel periodo intorno ai tre anni di vita, il bambino sta imparando ad usare il linguaggio, sta provando i suoi strumenti e, nel fare questo, può inceppare o interrompersi, possiamo limitare molto la nostra preoccupazione.

Chi di noi si preoccuperebbe vedendo un bimbo o una bimba di un anno, un anno e mezzo, che nei suoi primi passi ogni tanto barcolla e cade?
E’ normale – pensiamo – sta imparando!

Nella nostra società dove tanta importanza viene data al linguaggio, è invece molto comune incontrare genitori spaventati dall’analoga situazione di rodaggio del linguaggio, in cui le cadute sono rappresentate dalle ripetizioni o dai blocchi verbali.

La balbuzie è, infatti, un problema classico dei paesi più industrializzati e non sussiste tra i popoli meno civilizzati, in cui il linguaggio verbale non ha l’importanza che ha qui da noi.
In particolare è più frequente in quelle situazioni sociali in cui le richieste fatte ai bambini sono vissute come più pressanti.

Più viene data importanza a questo disturbo passeggero, più viene richiesto al bambino di parlare bene, più è facile che da una balbuzie fisiologica e transitoria si passi ad una vera e propria disfluenza con tutte le caratteristiche di ansia e di atteggiamenti caratteristici.

Evitiamo quindi tutte le richieste di fare attenzione a parlare, di ripetere bene la frase, di parlare lentamente per controllare il linguaggio.

Manteniamo invece un atteggiamento rilassato e fiducioso nelle abilità del bambino, prestiamo la nostra attenzione a cosa dice, non a come lo dice, diamogli tempo ed attenzione finché ha finito di parlare, in modo che non si senta sotto pressione e allentiamo un po’ i nostri ritmi o le nostre richieste.

Insomma, rilassiamoci e diamo tempo al bambino.

Solo se il disturbo non tende in qualche mese verso il miglioramento spontaneo, oppure se la nostra ansia è troppo grande per lasciarci vivere serenamente, consultiamo un foniatra e un logopedista che sapranno valutare la situazione e darci tutti i consigli del caso.